«Conflittualità in aumento, possibile fare prevenzione» «Quaranta milioni di italiani vivono in 1,2 milioni di condomìni. Basta che solo il 10% dei residenti siano soggetti fragili, o meglio resi fragili da situazioni di difficoltà, per capire la mole del disagio che stiamo gestendo».
Ingegner Francesco Burrelli, ANACI, che lei presiede, rappresenta 8 mila amministratori di condomini, un portafoglio di centinaia di migliaia di palazzi, un’anagrafe di qualche milione di famiglie. Che cosa sta succedendo?
Un fenomeno che osserviamo da tempo e che sembra banale rilevare: l’aumento esponenziale della litigiosità. Guardi che non è tanto questione di Covid o di lockdown.
Ma?
È un disagio che viene da lontano, difficoltà economiche e lavorative che poi innescano quelle familiari e che infine inevitabilmente sfociano nel terreno di assorbimento più fertile: le questioni condominiali.
È così difficile intercettare i segnali della sofferenza psichica, intuire che l’escalation sta prendendo dinamiche pericolose, disinnescare conflitti prima dello show down finale?
Sembra una cosa difficile, è sicuramente lo è, ma diventa gestibile se affrontata con autorevolezza e con professionalità, e tempestività appunto.
Cioè?
L’amministratore può fare molto. Ascoltare, in primo luogo, deve saper ascoltare e poi intervenire per spiegare come si inquadra la questione, cosa si può fare e cosa farà. Essenziale è non far sorgere nel condòmino l’impressione di essere lasciato solo e ignorato da tutti. Lì inizia la zona di pericolo.
Ed è sempre preparato per questo, l’amministratore?
Noi in ANACI lavoriamo per formare i nostri 8mila amministratori con corsi continui, anche di psicologia e di comunicazione. Sia chiaro, l’amministratore non sarà mai un assistente sociale, ma se ha autorevolezza e professionalità può contribuire a gestire i conflitti e può tentare di mantenerli in un alveo di confronto corretto.
E il mondo intorno che cosa può fare?
Due cose senz’altro. La prima riguarda i destinatari di esposti e denunce: serve maggiore attenzione. Non solo e non tanto sull’oggetto, che è poi ricorrente e riguarda situazioni bagatellari “spia” – dagli odori al parcheggio abusivo – quanto sui soggetti segnalati. Se ci sono indici di pericolosità, nella personalità o nella comunicazione, bisogna intervenire subito.
La seconda?
Implementare la figura della polizia municipale di prossimità, che interviene in borghese e con discrezione anche nei condomini per far cessare comportamenti anomali e abusi.
Esiste già?
A Torino c’è ed è molto utile: mostra che esiste un’autorità pubblica che fa rispettare le regole di convivenza civile.